Ma l’IMU non era stata abolita? Sì. Anzi no, a Campi si paga. E sugli alloggi in comodato gratuito si paga? No. Anzi sì (meschina figura per il sindaco, che prima annuncia [1] e poi smentisce [2]). Abbiamo voluto capire cosa è successo e ne è venuta fuori una storia lunga due pagine, ci vuole pazienza e stomaco. In compenso ieri (alla buon’ora!) dal Comune [2] sono arrivate le istruzioni: 16 pagine sconsigliate ai deboli di cuore. Affrettatevi a trovare un commercialista, altrimenti sull’F24 in banca ci potete mettere i numeri del lotto.
L’edificante storia della mini-IMU
Com’è noto (almeno, si spera che sia noto, perché l’impressione è che i cittadini non siano stati minimamente informati dalle competenti autorità –dovremmo dire incompetenti, visto che mancano pochi giorni alla scadenza?) il giorno 24 gennaio 2014, salvo proroghe governative, scadrà il termine per il pagamento della MINI-IMU 2013. Per chi non lo sapesse, quel giorno nei comuni che hanno aumentato l’aliquota IMU rispetto a quella media decisa dal governo, dovranno pagare il 40% della differenza tra le due aliquote. Il comune di Campi rientra pienamente e totalmente in questa fattispecie: delibera C.C. 123 del 18 settembre 2013. Quindi a Campi si pagherà la mini-IMU. Ma come si fa a eseguire un calcolo tanto complicato? Il cittadino è in grado? Inutile cercar lumi sui siti di comunicazione istituzionale; solo mentre scriviamo, il comune di Campi, attentamente monitorato da noi nei giorni seguenti, si è deciso a pubblicare una nota sul proprio sito (altri comuni, come Empoli, si erano attrezzati per tempo), E per chi non ha internet? Tra l’altro, a occhio, ci pare un po’ tardino per chiedere un appuntamento a un CAF…Il disastro MINI-IMU è un esempio da manuale di incapacità di una classe politica che pretende dal cittadino ma non lo mette nemmeno in condizione di ottemperare ai propri obblighi (benché metta a carico del cittadino le fatture dell’acquisto di apparecchi comunicativi… ma poi quando ci sarebbe bisogno che comunica? Un cazzo). Dipanare la storia di questo disastro ci sembra un bel modo per viaggiare nel disastro di una classe politica non all’altezza nemmeno dei compiti più elementari, e che a questo punto bisogna concludere sia parte integrante della crisi che attanaglia il paese.
Diminuiamo le tasse
A giugno 2013 l’attuale governo decide di pagare una marchetta al partito di Silvio Berlusconi e di non far pagare la prima rata dell’IMU almeno per quanto riguarda la prima casa – senza distinguere ovviamente se la casa risparmiata era un castello o un miniappartamento in periferia. Quel partito, ma anche il governo medesimo, poterono così esultare sostenendo di avere diminuito le tasse nel 2013. Ovviamente, il mancato introito IMU apriva un problema di bilancio, soprattutto per i Comuni, che avevano già registrato le entrate IMU come certe, e che improvvisamente si trovavano privi di quell’entrata. Nella più classica soluzione all’italiana, il mancato introito fu ripianato con un aumento delle anticipazioni fiscali (di cui parleremo in seguito) e con un condono sulle attività inerenti al gioco d’azzardo, con i cui concessionari lo stato ha un contenzioso in corso. Com’era facile intuire, i concessionari, che ritenevano di avere ragione, si guardarono bene dall’aderire al condono, così che il mancato introito si rivelò ancora più grave quando si trattò di annullare anche la seconda rata dell’IMU a dicembre 2013 (nonostante il fatto che il partito di Berlusconi fosse uscito dalla maggioranza). L’affannosa ricerca di un modo per ripianare il buco fu trovata grazie a una clausola di salvaguardia: in caso di mancato gettito da parte delle misure tampone per il mancato introito IMU, sarebbe scattato un aumento automatico delle accise, ossia delle tasse che gravano su beni di monopolio come benzina, alcolici, gas. In tal modo, essendo le accise decise direttamente per legge, le entrate sarebbero state certe. Si sarebbe trattato però di un aumento monstre soprattutto per la benzina (già aumentata più volte a causa dell’aumento dell’IVA). Che a sua volta avrebbe avuto effetti inflazionistici generali. La soluzione tecnica, dopo affannosissime trattative tra le varie forze politiche, fu la seguente: la copertura dell’IMU 2013 sarebbe stata affidata a un aumento fino al 130% degli anticipi IRAP e IRES a carico delle imprese, e con un aumento delle accise per gas, energia e alcolici a partire dal 2015. E’ in questo modo che il governo si è potuto vantare di avere diminuito le tasse nel 2013. Ma ognuno può vedere che tale diminuzione è avvenuta: a) facendosi anticipare nel 2013 dalle imprese le tasse del 2014, quindi è ovvio che nel 2014 si dovrà affrontare un nuovo buco; b) aumentando altre tasse – ossia le accise. Solo perché i due termini temporali non coincidono, non significa che le tasse siano diminuite. Se i comuni hanno messo a bilancio oltre 2 miliardi di euro per introiti da IMU, oltre due miliardi di euro devono venire fuori – altrimenti i comuni non chiudono il bilancio. Che vengano dall’IMU, dalla IUC prossima ventura (altro capitolo che prima o poi sarebbe divertente aprire), o da altri, il livello di imposizione non cambia. Peraltro, visto che l’anticipo TARES e IRAP sarebbe gravato in larga misura sulle banche, il governo si è affrettato a concedere loro un regalone con la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia. Ed è per quello che non hanno minimamente protestato.
A questo gioco vincono tutti
I comuni non sono rimasti spettatori in questa partita. Dopo giugno 2013, quando hanno capito che l’IMU sulla prima casa non sarebbe stata pagata, hanno avuto subito la tentazione di aumentarne l’aliquota. Il ragionamento era semplice; la tassa aumentava, ma i cittadini non si sarebbero incazzati perché tanto l’IMU non l’avrebbero pagata (in realtà l’avrebbero pagata con l’accise ma tanto anche gli amministratori comunali credono che i cittadini abbiano la sveglia al collo) e sarebbe lo Stato a ripianare la differenza, e in questa maniera si sarebbe incassato qualche soldino in più, utile a finanziare ulteriori sprechi come quello delle festività natalizie a Campi, dove, secondo le cifre date dallo stesso sindaco, si sono spesi 40.000 euro per una festa in piazza di 3.000 persone. Ci sembrano cifre gonfiate, ma anche a prenderle per buone il comune avrebbe speso 13 euro a persona partecipante. Mantenuta la stessa proporzione, il comune di Firenze, dove sono intervenute 150.000 persone, avrebbe dovuto spendere 1.950.000 euro. Sono cifre folli, megalomaniache, che un’amministrazione indebitata non dovrebbe neanche osare pensare di sperperare. Ma con il trucchetto dell’aumento dell’aliquota IMU si può. A questo gioco vincono tutti. E infatti tutti i comuni della Piana, tutti nell’estate 2013, hanno tutti aumentato l’aliquota allo stesso livello: 0,48 per mille (quella media era allo 0,40). Sarà lecito almeno sospettare che si sia trattato di un’azione concertata? C’è stata un’unica, rilevante eccezione: il comune di Firenze. Può darsi però che qui giocassero le ambizioni del sindaco, che doveva affrontare le primarie e che voleva vantarsi di non avere aumentato le tasse locali (e infatti se n’è vantato). Quando però a novembre 2013 è stato chiaro che gli introiti sostitutivi destinati a compensare il buco IMU andavano parecchio male, il Ministero dell’Economia e Finanze s’è rifiutato di restituire ai Comuni l’IMU calcolata con l’aliquota maggiorata, dicendosi disponibile a restituire solo quella calcolata con l’aliquota media. Di qui il panico dei comuni, che avevano già messo a bilancio le somme maggiorate, e frenetiche trattative tra forze politiche e sociali nel tentativo di far pagare a qualcuno le maggiorazioni. In quei giorni (qualcuno se ne ricorderà dalla lettura dei giornali) si pensò di tutto: nuovi aumenti sulle accise; nuove tasse sui giochi d’azzardo; la creatività non conosceva limiti, e tuttavia si scontrava con la dura realtà. Fino a che il Ministero, negli ultimissimi giorni di novembre 2013, trovò la soluzione che abbiamo indicato all’inizio. Poiché però quella soluzione non copriva del tutto la restituzione ai comuni dell’introito calcolato sulle aliquote maggiorate, si indicò un nuovo espediente: i comuni avrebbero fatto pagare ai cittadini, il 16 gennaio 2014, il 40% della differenza tra la tassa calcolata con l’aliquota media e quella calcolata con l’aliquota maggiorata. I comuni però non ci stavano ad affrontare l’impopolarità che derivava dalla misura e sperarono fino all’ultimo sia in un rinvio (che fu accordato, ma di pochi giorni: la nuova scadenza fu fissata il 24 gennaio 2014) sia in una misura sostitutiva. Non volevano infatti che i cittadini scoprissero il giochino. Ed è per quello che i comuni hanno dato pochissime informazioni e di malavoglia, e soprattutto non si sono preoccupati di preparare i bollettini con le cifre da pagare da inviare ai cittadini, come invece era stato chiesto fin dal novembre 2013; semplicemente, in tutto questo aspettare fino all’ultimo in una trovata geniale, in questo mercato delle vacche, non c’era più tempo. Che i cittadini si arrangiassero un po’.
E adesso, io?
La vicenda mini-IMU, per sconfortante che sia, se fosse un fatto isolato, non sarebbe un segnale di allarme così preoccupante. Ma non si tratta di un caso isolato. Sulla vicenda IUC, sulla vicenda degli aumenti per scatti di anzianità sullo stipendio degli insegnanti, sulla vicenda del Teatro Dante (a parte la vicenda del cambio del nome e della preparazione della stagione, già vergognose di per sé, un’occhiata al bilancio comunale ci fa ritenere che il teatro abbia già un deficit di circa 1.300.000 euro più altri 500.000 euro di debiti. Se fosse vero, il capitale sociale sarebbe già gravemente intaccato. C’è qualche straccio di forza politica che può confermare o negare questi numeri?) l’immagine del governo della cosa pubblica, a livello sia centrale che locale, fa spavento; si ha veramente l’impressione di una classe di incompetenti messi lì non si sa bene in base a quale titolo in perenne competizione per le poche risorse rimaste e del tutto incapaci di elaborare politiche di respiro per le comunità che si trovano ad amministrare – per disgrazia di queste ultime. Non è veramente una classe dirigente all’altezza di quello che il paese meriterebbe. E anche quelli che sembrano più nuovi, in questa vicenda hanno giocato ruoli deleteri. Ma di questo parleremo un’altra volta. L’unica cosa certa è che, perdurando questa classe dirigente, la luce che si intravvede in fondo al tunnel non è il sole, ma il Freccia rossa 9972 che viene verso di noi. A piena velocità
[1] Case in comodato gratuito esentate dalla seconda rata IMU (notizia smentita)
[2] Comune di Campi Bisenzio: IMU 2013