La “merenda per il Parco Iqbal” è stata un successo. L’appuntamento, voluto da un gruppo di mamme, era per domenica pomeriggio e voleva sollecitare una migliore gestione, per risolvere le tristi condizioni in cui il Parco versa da anni. Si è discusso non solo di cosa i cittadini vorrebbero, ma anche di cosa il Comune dovrebbe fare per ottenere risultati.
A nostro avviso il Comune deve attivarsi con urgenza per garantire almeno la manutenzione minima: i giochi “inclusivi” installati da pochi giorni perderanno rapidamente valore se continueranno ad essere circondati da arredi vandalizzati e non riparati.
A nostro avviso inoltre è urgentissimo che il Comune si faccia carico della gestione del Parco in senso più ampio; le strutture sono abbandonate a loro stesse, a volte usate in modo illegittimo e senza criterio.
Vogliamo una gestione diretta da parte del Comune o affidata tramite gara. In caso di affidamento ad un privato, pretendiamo che sia fatto con regole chiare e un controllo rigoroso da parte del Comune. Il recente passato di sub concessioni illegittime e utilizzo improprio delle strutture è una vergogna di cui questa Amministrazione si è resa responsabile e che non deve ripetersi.
Le regole – oltre ad essere chiare – devono salvaguardare anche il prevalente uso pubblico dell’area per evitare una privatizzazione di fatto, se l’accesso alle strutture fosse solo a pagamento.
Purtroppo non siamo fiduciosi: la copertura della pista di pattinaggio (50 mila euro di denaro pubblico) è stata fatta senza uno straccio di progetto di come verrà utilizzata. A settembre 2016 il sindaco prometteva una nuova gara per l’affidamento in tempi brevi, ma passerà un anno con un bel nulla di fatto.
P.S. Ci resta difficile sorvolare sul diniego che il Comune ha opposto alla richiesta fatta dalle mamme il mese scorso. Dopo aver tergiversato per 15 giorni l’Amministrazione negò l’autorizzazione alla merenda perché la presenza di un animatore con le bolle di sapone sarebbe stata incompatibile con l’attuale (non) gestione del Parco. Più facilmente si è trattato di una rappresaglia verso le mamme stesse, che inopinatamente avevano permesso a un consigliere M5S di presentare la domanda a nome loro.